La Perla Nera aiuta le donne divorziate e la fede anti nuziale

Senza la ferita, la perla non esisterebbe

Il Giaietto era la pietra delle vedove. Veniva usato per fabbricare anche articoli funebri. Ha il potere di scacciare pensieri negativi, entità sgradite in casa, purifica il cuore e aiuta a diventare più premurosi e cortesi. Per le donne divorziate, si dice che indossare una perla nera aiuti a superare prima il trauma del divorzio e a trovare un nuovo amore. La simbologia, d’altronde, è assolutamente perfetta. La perla è come dice il grande Gilbran: “Un tempio costruito dalla sofferenza intorno a un granello di sabbia.” L’ostrica e altri molluschi, feriti e infetti da un corpo estraneo, lo isolano, ricoprendolo più e più volte, in maniera concentrica di madreperla (aragonite), per annullarne la pericolosità, senza sapere, forse, che hanno creato un capolavoro di bellezza e di luce. La cristalloterapia indica come la perla possa insegnarci a imparare dalla nostra esperienza e a migliorare il migliorabile, creando a nostra volta delle perle di saggezza. Senza la ferita, la perla non esisterebbe. Quella nera, chiamata anche Tahitiana, permette di esprimere nella maniera più equilibrata la tristezza e con l’aiuto del “seme del cielo” o “della goccia di luce” (secondo la mitologia tahitiana), risorgere per abbracciare l’amore. Tra le donne che invece non vogliono più saperne di legami sentimentali (sono in crescente aumento), qualche anno fa, fiorì la moda della fede “antinuziale“. Anelli grandi, importanti, da indossare sull’anulare sinistro, per non lasciare spazio alla fede nuziale. Forse serve soprattutto a non sentire quel vuoto che si sente quando si sfila definitivamente la fede. Vi lascio un link a fondo articolo. Altre pietre che richiamano amore e matrimonio, secondo le tradizioni e usanze sia occidentali sia orientali, sono il Crisoberillo e le altre che troverete nell’articolo su tutto ciò che attira l’amore: https://www.associazioneculturalerespiromentale.eu/2019/12/24/tutto-quel-che-attrae-amore-ecco-il-nostro-regalo-di-natale-per-voi/

Che tutte le nostre esperienze possano divenire perle!

https://www.repubblica.it/online/societa/anelli/anelli/anelli.html

Ricoperta di diamanti NERI si sente depressa…

pietre per benedire la casa Hoshen     Spendere migliaia di Euro in gioielli, senza conoscerne le proprietà, può provocare reazioni indesiderate. Quando una deliziosa Signora mi ha detto quanto li aveva pagati e soprattutto come si sentiva, mi è parso doveroso parlarne. Le qualità delle pietre preziose e semipreziose, sono note da secoli. I Sommi Sacerdoti indossavano efod l’EFOD – il pettorale sacro con le dodici pietre, simbolo delle dodici tribù d’Israele, che aiutava loro a comunicare meglio con il Divino. L’anello Episcopale è sempre di ametista (considerata una delle pietre che agiscono maggiormente a livello spirituale). Ancora oggi, milioni di persone affiggono alla porta di casa, le dodici pietre, come segno di benedizione. L’uso sacro delle pietre si perde nella notte dei tempi, sia come amuleti (vedi le corone dei Re), sia come farmaco sotto forma di elisir, usato con successo, ora più che mai, sia nella medicina ayurvedica che nella spagiria . La cristalloterapia non ha quindi nulla di nuovo. La New Age (nel bene e nel male) ha solo contribuito a diffonderne la conoscenza millenaria. In nessun testo o corso di cristalloterapia (e ne ho frequentati parecchi) ho mai sentito nominare i diamanti neri e la spiegazione è abbastanza ovvia per chi conosce un minimo le qualità delle pietre: i sedimenti inclusi NON lasciano passare la Luce. Difficile star bene indossando ciò che blocca la luce. La luce che ci è indispensabile per vivere. Basti pensare alla depressione dei popoli nordici. Gli alberghi hanno le sbarre alle finestre per evitare i suicidi. Nella cristalloterapia, fino a pochi anni fa, l’unica pietra nera utilizzata era l’ossidiana. Famosissimi i giacimenti, che ho visitato, a Lipari; un tempo ricca, grazie a questa pietra tagliente, con cui si fabbricavano pugnali e coltelli. L’ossidiana sgorga da alcuni vulcani, assieme alla pietra pomice (che come sapete è bianca). E’ lo stesso silicio, ma cambia completamente a secondo della temperatura alla quale esce dal vulcano e Madre Natura, “emette” contemporaneamente sia il nero che il bianco, una sorta di Tao. Le spiagge di Lipari sono infatti bianche e nere. Soggiornarvi suscita molte riflessioni (grazie, Nora, anche per questo).  Ultimamente, grazie anche ai libri sul transurfing dell’autore russo Vadim Zeland, abbiamo conosciuto la Shungite. Forse è stata un po’ sopravvalutata, come tutte le “novità” (per noi occidentali), ma la uso quando devo schermarmi prima di addentrarmi in certi ambienti e, assieme alle altre tecniche, devo dire che questa pietra nera, un po’ come l’abito talare dei preti, sembra funzionare. Le pietre nere vanno comunque indossate con moderazione, perché scatenano quel che non abbiamo ancora risolto dentro di noi, talvolta in maniera prepotente. Trent’anni fa provai una perla nera e dovetti togliermela immediatamente. Mi sentii malissimo. Dopo tanto lavoro su di me, riesco a tollerarla, ma preferisco sempre un “umile” cristallo ialino (cristallo di rocca) che contiene tutti i colori dell’universo. Sia l’ossidiana che la shungite, costano una bazzecola in confronto a un’opaca scheggia di diamante nero che neppure riflette la luce… Lascio a voi ogni riflessione in merito.  Nel prossimo articolo cercherò di sfatare il dannoso luogo comune delle pietre zodiacali.




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