Chiamatemi Befana, ne sarò fiera!

     Tutti sanno che la Befana arriva per l’Epifania, chiamata anche Teofania, la manifestazione al mondo del Figlio di Dio, del DIVINO, la dodicesima notte sacra secondo molte antiche tradizioni. Perfino il sommo Shakespeare scrisse : La Festa della Dodicesima Notte – e lo portò in scena proprio il 6 gennaio nel lontano 1601 a Londra. Quel che è più complicato individuare è l’origine precisa di questa figura, oggi quasi disprezzata, perché pare provenire da diverse culture, quasi in simultanea. Nelle antiche usanze agricole, questa notte si celebrava la morte e la rinascita della natura. Madre Natura esausta per aver donato tutta la sua energia durante l’anno, assume le sembianze di una vecchia strega che vola in cielo, pronta ad affrontare il fuoco della trasformazione, per risorgere dalle sue ceneri, simboleggiando la ciclicità della natura. Non è un caso che la Befana porti anche il carbone. E’ un invito simbolico alla purificazione, alla trasformazione. Secondo molti, queste notti sono anche un momento di doveroso silenzio, in cui occorre rivedere la comunicazione di ciò che veramente desideriamo esprimere di noi stessi. L’usanza del carbone può anche derivare dall’usanza nordica del ceppo natalizio, che deve durare 12 notti, di cui rimangono le ceneri, sacre anch’esse, che così vengono sparse nella Terra per favorire nuova vita.  Gli antichi Romani in questo periodo onoravano il dio GIANO (da cui Gennaio) protettore dei nuovi inizi e passaggi, la dea Strenia (da cui strenna) e la dea DIANA. La bellissima dea della Caccia, era associata anche alla fecondità della terra e agli effetti lunari. Veniva talvolta raffigurata in volo tra le stelle, accanto agli animali e armata di freccia. In Germania la dea diviene Frau Holle (vedi le fiabe dei Fratelli Grimm). Nel Sud della Germania viene chiamata Frau Berchta o Perchta , la “splendente”, guardiana del mondo animale venerata in queste notti,  che può apparire sia come una bellissima giovane, sia come un’anziana. Chi di voi non ha mai sentito la leggenda secondo cui gli animali parlano la notte di Natale? E’ la notte in cui possono lamentarsi con Gesù Bambino se non vengono trattati bene. Come altre usanze popolari invece, affermano che sono le notti in cui le anime del purgatorio si presentano chiedendo preghiere; da qui il timore delle notti infernali, in cui occorreva proteggersi incensando e purificando. Nomino ancora le 12 Notti Sante secondo Steiner, il padre dell’Antroposofia e vi segnalo il link dove troverete tutto il “lavoro” che suggerisce di fare: http://www.visionealchemica.com/le-12-notti-pagane-cristiane-sante-secondo-rudolf-steiner/ Tutti simboli di purificazione, di evoluzione e  di trasformazione, che possiamo attuare, se lo desideriamo, durante queste 12 notti sacre; che conducono a una manifestazione epurata, nuova, rigenerata e nel giorno dell’Epifania,  è Lei, la nostra BEFANA,  a simboleggiare tutto questo processo evolutivo! Chiamateci pure Befane, ne saremo fiere!!! 

Vi rimando all’articolo su come approfittare dell’energia trasformatrice potente delle 12 notti sacre tra Natale e l’Epifania: https://www.associazioneculturalerespiromentale.eu/2017/11/30/le-notti-magiche-da-natale-allepifania-come-approfittare-della-loro-forza/

La Madonna Guerriera e altre strane “unicità” Siciliane

Solo in Sicilia è possibile

madonna guerriera  Se viaggi abbastanza in Sicilia ti rendi conto che tutto è possibile. La Madonna che scende dal Cielo su un cavallo bianco, brandendo una spada per liberare Scicli dal dominio Saraceno nel 1091. La Madonna! Non San Giorgio o l’Arcangelo Michele, ma Lei, emblema universale di amorevolezza, di misericordia e di dolcezza. Credo che qualche artista si sia lasciato ispirare da una figura femminile a lui vicina, perché certe donne siciliane sono davvero toste. La storia nel dettaglio la trovate qui: http://www.siciliainfesta.com/feste/festa_della_madonna_delle_milizie_scicli.htm   Ma non siamo che all’inizio di questo excursus nelle particolarità siciliane. Probabilmente Halloween proviene dall’antica usanza, ancora molto seguita, di far trovare ai bambini, la mattina dei Morti, i dolci portati loro in dono dai defunti. Capolavori di marzapane frutto di una maestria secolare e i macabri biscotti: “Ossa dei morti”, un po’ come per El dia de los Muertos in Messico. Il macabro non manca in questa Terra eclettica. Per la famosa festa della Patrona di Catania, Sant’Agata, che richiama fedeli da mezzo mondo, si mangiano le “Minni d’a Santa”. Biscotti a forma del seno che fu amputato alla povera Sant’Agata. Catania, dove puoi sciare e andare al mare lo stesso giorno; sempre che il vulcano, sempre suscettibile, sia d’accordo. Nel centro storico, oltre alle imponenti bellezze architettoniche, un numero impensabile di chiese (in Via Crociferi ve ne sono ben TRE nel raggio di duecento metri!), il profumo di bontà sfornate giorno e notte dalle rosticcerie e camminando camminando, t’imbatti nella casa dove visse a cavallo tra il settecento e l’ottocento, il poeta Micio (Domenico) Tempio. Noto soprattutto (a torto, devo dire)  per la sue poesie erotiche. balcone micio tempio Osservate dove indugiano le mani dei telamoni laterali… Solo una mano per reggere il balcone, l’altra è impegnata in una “Minata de li Dei'”. Spostandosi verso Palermo, a Bagheria, si trova Villa Palagonia, chiamata la villa dei Mostri, che abbiamo visto in diversi film famosi, con le sue sculture inquietanti. Potrei scrivere per giorni, ma mi limito a segnalarvi ancora la Stonehenge Siciliana che si trova ad Agrimusco nel messinese. Vorrei proprio organizzare una bella gita per viverla assieme, perché diversi amici ce ne hanno parlato in maniera entusiastica. Ecco alcune immagini: http://www.gazzettadelsud.it/blog/la–linea-d-ombra/195839/Argimusco–la-Stonehenge-siciliana.html

Scusate: non resisto, appena altre due chicche. Se gli americani sapessero che uno dei loro dolci nazionali: il Jello, quella gelatina dolce dai colori improbabili, servita ovunque, viene dal dolce siciliano che si chiama appunto: GELO (molto più buono e delicato) o che le anchovies (le acciughe) si chiamano così, perché qualche pescatore siciliano sbarcato negli U.S.A. avrà continuato a urlare: ANCIOVI , fino al punto d’imporre il nome a questo pesce oltre l’Atlantico; ma di questi tempi non aspettiamoci alcuna riconoscenza.  E gli Inglesi? Fierissimi del loro William Shakespeare, che pare invece fosse natio di Messina, figlio di una nobile (Guglielma Crollalanza = William Shakespeare) e del medico Michelangelo Florio. Hanno trovato persino una stesura originale, precedente alla stesura dell’opera: “Molto rumore per nulla” in dialetto messinese; che non stupisce affatto, visto che la commedia è interamente ambientata a Messina con personaggi messinesi… Appena si sbarca in quest’isola e si sente che gli organi genitali maschili hanno un appellativo femminile e quelli femminili, diversi nomi maschili… Si capisce subito che deve esserci qualcosa di particolare!

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